Come abbiamo visto nel precedente articolo sulla sete, siamo dotati di perfetti e sofisticatissimi sistemi di autoregolazione che ci comunicano quando e come assumere i nostri nutrienti (acqua oppure, come vedremo, anche cibo).
Il controllo della fame è modulato dal sistema nervoso attraverso vari meccanismi. La sensazione della fame, è generata a livello dell’ipotalamo mediante alcuni nuclei specifici che controllano la fame e la sazietà. Per spiegare la provenienza dello stimolo della fame esistono differenti spiegazioni che, globalmente, prevedono una serie di stimoli periferici,inviati tramite alcuni recettori sensoriali all’ipotalamo:
Modello di risposta a basse concentrazioni di glucosio: Secondo il modello di risposta alle basse concentrazioni di glucosio, o teoria glucostatica, esistono speciali sensori periferici (chemocettori) capaci di valutare la concentrazione di glucosio. Quando la glicemia, in altre parole la concentrazione dello zucchero glucosio disciolto nel plasma, scende oltre dei valori limite, i chemorecettori informano l’ipotalamo che, a sua volta, stimola la sensazione di fame.
Modello di risposta al grado di riempimento dello stomaco: Secondo il modello di risposta al riempimento dello stomaco, o teoria dei meccanorecettori, l’ipotalamo riceve informazioni dal grado di riempimento dello stomaco grazie a particolari sensori chiamati meccanorecettori.
Modello di risposta alla concentrazione lipidica: Il modello di risposta alla concentrazione lipidica (o dei grassi ), prevede che il pancreas, i depositi di grasso ed altri distretti anatomici, possano comunicare con l’ipotalamo in risposta a bassi livelli di lipidi. È sperimentalmente verificato che le leptine rappresentino degli ormoni sintetizzati dal tessuto adiposo bruno, e sono direttamente proporzionale alla quantità di tessuto adiposo presente. La presenza di grassi inibisce il centro della fame e, contemporaneamente, modula il metabolismo.
Come abbiamo visto, lo stimolo della fame e della sete, rispondono ad un bisogno fisiologico di sopravvivenza e, in condizione di salute psicofisica, si attivano esclusivamente quando le diminuzioni dei livelli di concentrazione dei nutrienti (acqua o cibo) raggiungono soglie tali da richiederne l’assunzione.
Sappiamo bene che, nonostante ciò, l’assunzione di cibo e acqua viene spesso influenzata da fattori che di ancestrale hanno ben poco. Panini invitanti, ristoranti affollati, specialità pasticciere ed altre prelibatezze pubblicizzate dalla tv, si scontrano ogni giorno con diete, prodotti anticellulite, snack ipocalorici e con quel binomio tipicamente occidentale che intercorre tra bellezza e magrezza. A farne le spese, manco a dirlo, è il nostro rapporto con il cibo e la stessa psiche che lo controlla.
A differenza di quanto avviene negli animali, per l’uomo la fame non è il semplice risultato di bisogni fisiologici. Ce ne rendiamo conto quando al termine di un gradito pasto, nonostante la cintura dei pantaloni ci indichi chiaramente di sospendere l’assunzione di cibo, non sappiamo rinunciare ad una fetta di dolce. Altra esperienza comune riguarda l’incapacità di staccarsi da un vasetto di cioccolata, nonostante una psiche fortemente combattuta tra ingordigia, sensi di colpa ed i primi avvisagli di un’ indigestione, ci suggerisca il contrario.
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