OGGI E’ LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE.
MA ABBIAMO POCO DA FESTEGGIARE QUANDO IN ITALIA 1 BAMBINO SU 3 E’ IN SOVRAPPESO, 1 SU 10 ADDIRITTURA OBESO!
Quanti genitori si lamentano del fatto che i loro figli mangiano a qualunque ora del giorno? Semplicemente, costoro aprono il frigo e ingurgitano. A volte, complice la solitudine e la dispensa piena di ogni genere di leccornia, i bambini passano interi pomeriggi seduti davanti alla tv o ai videogiochi, ingozzandosi senza rendersene pienamente conto.
Il cibo pare essere, quindi, un ottimo “amico”, che permette di superare il senso di solitudine. I bambini sono pieni d’energia e hanno necessità di sfogarsi, di correre, giocare e stancarsi. Quest’attività porterebbe a percepire il normale senso di fame che i sedentari non possono sentire, costretti a vivere senza la compagnia di bambini della loro età. A volte, poi, usciti da scuola e nonostante abbiano consumato la rituale merenda pomeridiana, chiedono, o meglio, pretendono, pizza, gelato e/o caramelle.
Non vi è nulla di male ad aver fame dopo la scuola: la stanchezza accumulata dalle tante ore d’impegno scolastico può trovare riconoscimento nel cibo. La questione sta nel “cosa” si dà da mangiare ai i bambini quando hanno fame e nel “perché” si dà da mangiare quando non si tratta di fame.
Le famiglie sono le principali custodi di credenze e mentalità sul cibo. Una mentalità diffusa, soprattutto in certe regioni italiane, è quella per cui il sovrappeso è definito “essere in carne” e, “più si è in carne, più si è sani”. In questo modo ognuno è costretto a soddisfare quel luogo comune altrimenti è considerato “troppo magro”, “diafano”, “malato”. Chi vuole andare in giro con questa etichetta? In altre famiglie vi è la credenza che più si è piccoli, più il metabolismo è veloce e “brucia i grassi”. Così le patatine fritte industriali e le bibite eccessivamente zuccherine non danno alcun tipo di preoccupazione, se consumate dai bambini.
Nel 59% delle scuole italiane ad esempio, i bambini continuano a trovare ancora distributori automatici che dispensano bibite zuccherate e snack ipercalorici e cosa ancor più allarmante, che la legislazione attuale non prevede ancora restrizioni riguardo alla vendita nelle scuole dei cosiddetti Hfss (high Fat/Sugar/Salt), gli alimenti non propriamente salutari, quelli ad alto contenuto di grassi, zucchero o sale. Né allo stesso modo prevede che l’educazione alimentare sia parte del programma di studi.
Impatto dell’industria alimentare sugli interessi pediatrici.
Vista l’enorme pressione comunicativa che l’industria alimentare rivolge ai bambini attraverso la pubblicità, ci troviamo di fronte ad una silenziosa e inesorabile riprogrammazione degli interessi alimentari dei più piccoli, in contraddizione a qualsiasi tentativo educativo. Questi arrivano addirittura ad essere essi stessi guida delle scelte degli acquisti della famiglia. Sebbene sia evidente che il genitore dovrebbe decidere per il meglio, selezionando solo gli alimenti più sani, sappiamo che, di fatto, nella grande maggioranza dei casi questo non avviene, e ne abbiamo a riprova l’altro tasso di obesità pediatrica e il basso livello di consumo di frutta e verdura.
Gli spot dei cibi malsani – principalmente alimenti e bevande ad alto contenuto di zucchero e sale – hanno un impatto immediato e significativo sulle scelte alimentari dei bambini. A confermare l’evidenza è una revisione di studi pubblicata su Obesity Reviews e condotta da un team di ricercatori della McMaster University di Hamilton (Canada). Nell’indagine gli studiosi hanno passato in rassegna le conclusioni di ventinove studi mirati a valutare le conseguenze delle politiche di marketing portate avanti dalle aziende alimentari sulle scelte alimentari compiute da oltre seimila bambini. I ricercatori hanno notato che la richiesta di alcuni alimenti e il loro successivo consumo cresceva in concomitanza con l’esposizione dei bambini agli spot dei medesimi prodotti.
La ricerca evidenzia il ruolo che la pubblicità ha nella definizione delle scelte alimentari, soprattutto dei più piccoli. E siccome a finire sul piccolo schermo non sono quasi mai gli alimenti più salubri, le strategie commerciali hanno un effetto tutt’altro che trascurabile sulla crescente epidemia di sovrappeso e obesità. Tv e internet hanno condizionato negli ultimi anni, e continueranno a farlo in futuro, la dieta, favorendo il consumo di alimenti a maggiore densità energetica. Come? «Abbinandoli» a confezioni accattivanti, loghi invitanti e personaggi dei cartoni animati: quanto serve per accaparrarsi le simpatie dei più piccoli, che alla presenza dei loro beniamini associano la presunta salubrità di uno snack o di una bevanda dolce.
Per questo motivo mai come oggi l’educazione è stata tanto necessaria, visto che, essendo tutti più liberi e più bombardati da tante “informazioni”, siamo anche più esposti, specialmente i ragazzi e i giovani, al rischio di non venire a capo della nostra vita; e mai come oggi l’educazione è stata un bene tanto scarso. L’infanzia ha bisogno di molteplici cure, che per essere efficaci presuppongono un’attenzione costante da parte delle istituzioni e della società nel suo complesso.
Per questo la naturopatia si assume il compito di educare e sensibilizzare i genitori alle corrette scelte alimentari per i propri figli, predisporre un percorso educativo che, attraverso la conoscenza, induca comportamenti, coerenti con un modello di vita improntato al benessere globale del bambino che tenga conto della sua costituzione, del suo vissuto, della sua natura. Un intervento precoce, a partire già dai primi anni di vita.
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